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E continuo scrivendo che in Svizzera, terra in cui vivo dal 1960, il bambino andicappato è trattato bene da piccoli e grandi. Ciò fino a cuando non si desta al richiamo sessuale. Da allora in poi viene ab-bandonato a sé stesso. È la mia esperienza di adolescente andicap-pato e straniero, ma pure cuella di altri adolescenti e adulti andi-cappati del luogo (un giovane si toglie la vita proprio perché non considerato come persona sessuata). E dubito che se fossi rimasto in patria sarebbe stato diverso. Forse non avrei conosciuto neanche cuei pochi anni sereni fatti di accoglienza, cuindi di compagnia e gentilezza, che mi manifestano fin da sùbito bambini e adulti mai visti prima. Invece della mia infanzia, vissuta nel paese natìo, ò so-prattutto brutti ricordi, anche se non tutti i bambini e gli adulti si comportano male con me. Mi deridono, mi inseguono (cado spesso, riportando cuasi sempre cualche ferita, perché non riesco a corre-re), mi prendono a sassate. In suolo elvetico nulla di tutto ciò, sino a che non succede di peggio, ossia finché non mi aggredisce la soli-tudine cuando ò più bisogno di compagnia per evolvere anche sen-timentalmente. Comuncue rispetto e gentilezza rimangono: fre-cuento scuole normali e lavoro presso aziende normali, benvoluto e apprezzato da tutti. Tuttavia ciò non è bastevole per nessuno, figu-riamoci per un portatore di andicap, anche perché, volente o no-lente, egli vive cuest’isolamento come un castigo per non essere normale. Ma io non sono masochista: lascio gli studi alla fine del primo trimestre di scuola media.

La legge sulla parità di trattamento, estesa anche agli andicappati, condiziona negativamente le persone normali, cuindi aggrava la nostra situazione. Per esempio, ora forti di tale legge, interpretata male o arbitrariamente, i datori di lavoro non assumono più andi-cappati. E le assicurazioni preposte, statali o meno, non erogano più rendite d’invalidità ai portatori di andicap che, essendosi illusi di potersi avvalere di cuest’ordinamento giudiziario senz’alcuna conseguenza, frecuentano scuole e università normali. Non sono loro erogate nemmeno se dopo gli studi rimarranno senza lavoro, perché si sono autodichiarati legalmente non-andicappati. Cuelli ricchi se ne strafregano, giacché vivono; meno, anzi per niente co-loro che sopravvivono. L’andicap economico, che si aggiunge a cuello di partenza, influisce e non poco sull’impossibilità di intratte-nere rapporti sociali: tutto si compra, perfino l’amicizia; si scanda-lizzi chi vuole! — Firmereste?

 

Scrivo dal 1967. Per supplire al mio difetto motorio di pronun-cia? Tra le cause subconsce o inconsce, sì, non è improbabile trovare anche cuella. Ma all’inizio si tratta di un’autoscommes-sa. Un pomeriggio di cuell’anno — allora abito coi miei nella Svizzera francese, a Friburgo —, sto guardando una trasmis- 

sione televisiva a casa di un compagno di scuola elementare,

 

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